Aprire il concordato per risolvere una crisi

Siamo con il dottor Davide Bardini, commercialista e revisore con esperienza professionale nell’ambito dell’attività concorsuali. Davide ha ricoperto ruoli di advisor in procedura di concordato preventivo anche come attestatore e commissario giudiziale. Vanta un’esperienza a tutto tondo in termini di concordato, che è una materia assai articolata ma molto importante per le aziende che si trovano in crisi.

QUALI SONO LE ANALISI PRELIMINARI CHE RITIENI NECESSARIO EFFETTUARE PER DECIDERE SE APRIRE O MENO IL CONCORDATO?

Quella del concordato è una decisione sofferta perché è una decisione di discontinuità rispetto al passato e presuppone consapevolezza e cognizione di causa su quelle che sono le ragioni che stanno conducendo ad un cambio di passo.

È una decisione di discontinuità perché è fondamentale aver approfondito quelle che sono le cause e le circostanze della crisi che hanno portato ad una situazione di arresto o ad una semplice tensione di carattere finanziario che si ritiene non possa essere risolta i tempi
brevi.

L’analisi dev’essere tempestiva in relazione agli aspetti che possono aver prodotto la situazione di crisi che può avere connotazioni di carattere economico, commerciale, industriale, finanziario o per elementi di rottura che possono verificarsi sia all’interno dell’azienda che all’esterno della stessa.

Una scelta di concordato in continuità presuppone ovviamente una piena consapevolezza di queste problematiche perché è l’elemento cruciale e fondamentale per poter cercare di dare delle risposte e soluzioni.

CI SONO TANTI ELEMENTI DA PRENDERE IN CONSIDERAZIONE MA È UNA DECISIONE DA PRENDERE IN TEMPI BREVI. SEMBRA INCONCILIABILE?

Ci viene incontro la procedura con cui si ottiene, con la domanda prenotativa, che si sostanzia fondamentalmente nel deposito di una istanza molto snella al tribunale, un termine entro il quale poter confezionare un piano e una proposta da concordare.

In questo termine (in media 90 giorni) devono essere svolte tutte le analisi e tutti gli approfondimenti necessari che attengono in primis o alla quantificazione del debito societario nei confronti delle terze parti, nei confronti dei fornitori, degli istituti bancari, dei dipendenti, alla sua stratificazione quindi dei vari gradi di privilegio per comprendere quali siano le poste che devono essere soddisfatti integralmente  e quali, avendo natura chirografaria, possono essere pagate di fatto attraverso un’operazione di stralcio.

QUALI SONO GLI ALTRI EFFETTI DI DEPOSITO DELLA DOMANDA DI CONCORDATO?

Il deposito della domanda di concordato è un periodo protetto che vuol dire sostanzialmente che blocca le procedure esecutive nei confronti dell’azienda: la sospensione di pignoramenti da decreto ingiuntivo o sospensione di istanze di fallimento eventualmente rendendo inefficaci le ipoteche giudiziali che siano state iscritte nei 90 giorni antecedenti il deposito di questa istanza. Abbiamo poi l’interruzione del calcolo della liquidazione degli interessi sui crediti chirografari; pensiamo semplicemente alla liquidazione trimestrale degli interessi passivi sui rapporti bancari che agevolano l’azienda a fermarsi a ragionare.

Nel frattempo, l’azienda continua a lavorare ed è ovvio che lo fa comunque con dei limiti legato anche alla voce che si diffonde che l’azienda ha avviato la procedura di concordato creando dubbi nei clienti, fornitori e dipendenti.

Per l’imprenditore ci sono anche degli obblighi come quelli informativi nei confronti del tribunale. Nel periodo bianco bisogna rendere conto di quali attività si stanno svolgendo al fine della presentazione del piano.

Non si possono liberamente pagare i cosiddetti crediti anteriori se non approvati dal tribunale altrimenti vi è un rischio di revoca della procedura di concordato stessa.

Ci sono delle opportunità per accedere a determinati finanziamenti qualificandoli come prededucibili ossia una forma di garanzia per colui che eroga questo finanziamento per i quali è garantita la restituzione sia nel contesto della proposta di concordato sia nel contesto di un eventuale futura dichiarazione di fallimento che dovesse seguire una proposta non adatta.

QUALI SONO I TIPI DI CONCORDATO?

La connotazione del concordato in continuità è quella di focalizzarsi sulla conservazione dell’integrità aziendale: questa è la caratteristica principale nel contesto di un concordato in continuità. Si fa riferimento non tanto alla continuità dell’attività di impresa, piuttosto alla continuità e alla permanenza dell’azienda che può anche trasferirsi in mani diverse rispetto a quelle del debitore concordatario.

Quindi rimaniamo nel contesto di un concordato in continuità aziendale anche quando, ad esempio, ipotizziamo di affittare e vendere l’azienda ad un terzo soggetto o anche quando pensiamo di conferire l’azienda in una società veicolo che potrebbe essere tranquillamente interamente partecipata dalla società in concordato. Ci troviamo di fronte alla necessità di elaborare soluzioni di questo tipo proprio per presentarci nei confronti del mondo esterno con una società in bonis che non sia assoggettata ad una procedura concorsuale e che può ricevere finanziamenti o nuove risorse.

Il concordato in continuità si contrappone al concordato di carattere liquidatorio dove invece la finalità è sostanzialmente molto simile alla finalità del fallimento cioè quella della liquidazione del patrimonio in modo atomistico (parcellizato). Le configurazioni in quest’ambito possono essere anche miste. Possiamo tranquillamente trovarci di fronte ad ipotesi di concordato in continuità che prevedano anche delle dismissioni di asset di macchinari di elementi di patrimonio non ritenuti più strategici per la prosecuzione dell’attività.

La differenza tra concordato in continuità e concordato liquidatorio è una differenziazione di carattere sostanziale e di carattere operativo, ma alla fine tutto è in funzione della formazione di flussi monetari al servizio del debito concordatario. Flussi monetari che devono finire nelle casse della società concordataria e che poi dovranno essere gestiti in coerenza con quello che è il piano di concordato.

CHE DIFFERENZA C’E’ TRA PIANO DI CONCORDATO E PIANO INDUSTRIALE?

Hanno due connotazioni molto diverse. Il piano di concordato è di fatto una previsione di utilizzo delle liquidità che si sono formate nel contesto di un piano industriale cioè nel contesto di un’attività d’impresa concreta. Il piano di concordato è la modalità di distribuzione, secondo le regole della nostra legge sulla crisi d’impresa, ed è lo strumento per presentare ai creditori quelle che possono essere le loro aspettative di soddisfazione.  Deve prevedere il pagamento integrale dei creditori privilegiati e può prevedere la ripartizione in classi dei creditori chirografari con trattamenti percentuali diversificati.

Il piano industriale rimane la base di riferimento della nuova strategia, organizzazione e modello di business che l’azienda vuole perseguire.

RITORNIAMO AL MOMENTO INIZIALE IN CUI ABBIAMO DEPOSITATO LA DOMANDA. QUALI SONO LE ATTIVITÀ IMMEDIATAMENTE CONSEGUENTI AL DI LÀ DELLA ALLA MANOVRA DI TURNAROUND INDUSTRIALE?

Gli advisor finanziari e legale devono ovviamente iniziare un attività di revisione che è finalizzata a creare una situazione di partenza che sia contabilmente corretta e attendibile. È una situazione di riferimento che viene trasferita anche all’attestatore che si dovrà esprimere sulla veridicità dei dati contabili e sulla fattibilità del piano.

Parliamo tecnicamente di spalla contabile cioè la fotografia, alla data della presentazione della domanda, dell’attivo e del passivo societario.

Stiamo parlando della verifica dei crediti e dei debiti verso fornitori attraverso le attività di circolarizzazione, la verifica sulla consistenza effettiva del magazzino quindi delle rimanenze anche con professionisti tecnici cui sarà demandata ovviamente la valutazione e la stima delle componenti materiali ed eventualmente immateriali. Stiamo parlando degli immobili, dei costi capitalizzati, dei brevetti e dei marchi. La verifica della posizione tributaria è anch’essa fondamentale.

Ci sono due documenti fondamentali di riferimento su come impostare questi documenti e che sono i recentissimi “principi di attestazione dei piani di risanamento”, emessi dal consiglio nazionale dottori commercialisti nel dicembre del 2020, e i “principi di redazione dei piani di risanamento”

Avendo ben chiaro l’ammontare del passivo concordatario viene definito l’ammontare dei soldi che abbiamo bisogno per il pagamento di tutti i creditori privilegiati e chirografari. Si cerca di comprendere quale sia l’entità dei flussi monetari che possono essere ritraibili, come dicevamo, da dismissione di asset non strategici oppure dalla prosecuzione dell’attività, quindi flussi che derivano dalla prosecuzione diretta o indiretta dell’attività.

Ricordiamoci che stiamo parlando di eccedenza di flussi perché dobbiamo comunque sempre finanziare il capitale circolante di un’attività per proseguire

E CON I DEBITI FISCALI?

Lo stralcio è possibile anche con i debiti fiscali. In linea di principio sono tutti debiti privilegiati, ma è consentito al debitore di formulare una proposta che non preveda la soddisfazione integrale. È chiaro che non è una condizione di libero arbitrio ed esistono precise regole e verifiche da effettuarsi con un test che deve confrontare le aspettative di soddisfazione di una procedura liquidatoria rispetto alla proposta di procedura di concordato.

LA PROCEDURA DI CONCORDATO HA MOLTI TECNICISMI E SI INTRECCIA NATURALMENTE CON LEGGI E GIURISPRUDENZA. SERVONO COMPETENZE MOLTO SPECIALISTICHE, QUALI SONO LE FIGURE OPERATIVE CHE SI OCCUPANO DI UN PIANO DI CONCORDATO?

Le figure cruciali che si occupano del concordato sono l’advisor legale e quello finanziario. Importantissime sono anche le figure professionali, quali temporary manager o advisor industriale, che curano la elaborazione del piano industriale perché ricordiamoci che il motore che fa funzionare la macchina del concordato è un valido piano industriale che derivi ovviamente da un’analisi puntuale precisa in cui si è consapevoli di quelle che sono state le cause della crisi e le vere soluzioni per ridare marginalità all’azienda.

I temporary manager possono essere figure professionali che sostituiscono o si affiancano all’imprenditore per offrirgli molto spesso una visione diversa rispetto alla visione dell’l’imprenditore che può essere alterata da una molteplicità di fattori di carattere culturale, professionale o legati agli affetti emotivi.

Il contributo dato da soggetti esterni è un contributo estremamente importante per aprire lo sguardo anche a prospettive diverse e a soluzioni che possono non essere così accessibile in modo scontato dal nostro imprenditore.

QUANTO TEMPO CI VUOLE PER UN CONCORDATO?

Possiamo dare dei timing standard per capire le tempistiche di un concordato. Con il deposito della domanda prenotativa il giudice concede un termine per confezionare la proposta da un minimo di 60 a un massimo di 120 giorni, prorogabile per un periodo di non più di 60 giorni.

Nel momento in cui ci sono istanze di fallimento pendenti questi termini vengono comunque dimezzati. Una volta depositato il piano, il tribunale, fatto salvo la richiesta di chiarimenti, emana un provvedimento di ammissione di apertura della procedura nei 15 giorni successivi, fissando a non più di 120 giorni uno dei momenti cruciali della procedura di concordato ossia l’adunanza dei creditori, nella quale tutti i creditori sono chiamati ad esprimersi sulla proposta che hanno ricevuto dal debitore.

Prima la normativa considerava il silenzio come silenzio assenso, adesso per ottenere un voto favorevole di approvazione dobbiamo avere un voto favorevole espresso.

45 giorni prima della data fissata per l’adunanza dei creditori il commissario giudiziale deposita una relazione motivata sulla fattibilità del concordato.

Si aprono quindi le operazioni di voto che durano 20 giorni. Possono essere acquisiti voti anche per corrispondenza manifestati attraverso fax o posta elettronica; alla fine dei 20 giorni il commissario giudiziale redige una relazione in ordine al raggiungimento delle maggioranze: la maggioranza del totale dei crediti chirografari e la maggioranza delle classi se vi è stata una suddivisione della ripartizione in classi dei creditori chirografari.

Si arriva finalmente all'(auspicato) esito positivo con l’omologa del concordato che si tiene alcuni mesi dopo il raggiungimento delle maggioranze.

Un concordato può quindi durare dai 10/11 e fino ai 16/17 mesi se vogliamo aggiungere le proroghe piuttosto che comunicazioni varie o del commissario o del tribunale.

Nel momento in cui c’è l’omologa, l’imprenditore che riprende in mano l’azienda non ha più nei suoi uffici advisor o commissari e deve raggiungere gli obiettivi dichiarati nel piano producendo i flussi pianificati.

TRE CONSIGLI DA DARE AGLI IMPRENDITORI PER VALUTARE SE APRIRE UN CONCORDATO:

  • Porsi in modo critico ai valori di iscrizione in bilancio delle poste dell’attivo e soprattutto avere una corretta quantificazione del passivo societario. Quindi rivedere le poste del magazzino, i crediti, le immobilizzazioni immateriali e quindi verificare se il patrimonio netto ha ancora quei margini solidità.
  • Comprendere quali siano le prospettive operative della propria azienda nell’arco dei prossimi 6/12 mesi circa l’equilibrio di natura finanziaria. Se c’è un ragionevole dubbio di non arrivare ai prossimi sei mesi (o anche meno) è giusto fissare un alert per valutare la zona di concordato o quantomeno di una procedura di ristrutturazione per evitare il peggio.
  • Infine, c’è il tema del controllo. È necessario sempre guardare avanti quindi cercare di impostare degli strumenti di verifica periodica che siano in grado di dare una indicazione della rotta che l’impresa sta seguendo con proiezioni di carattere economico, patrimoniale e anche finanziario.

Se vuoi verificare se la tua azienda si trova a rischio di dover aprire una procedura di concordato richiedi un Triage Test o contattaci.

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