- 16 Settembre 2016
- Postato da: Web
- Categoria: News

LEGGERE I SEGNALI PREMONITORI DI UNA CRISI AZIENDALE
Immaginiamo che domattina vi arrivi una telefonata anonima: “Signori, nella vostra azienda è nascosta una bomba”.
Uno pensa: “È uno scherzo di pessimo gusto, sicuramente”. “Un falso allarme, che altro?”. Poi però il dubbio si insinua: “E se fosse vero? Se la soffiata fosse autentica? E se sì, si tratterà di una bomba carta, di un petardo, di tritolo? E ancora: scoppierà? Quando? Che danni potrà causare?”
Una crisi aziendale assomiglia alla minaccia di una bomba che potrebbe esplodere: solo bravi artificieri possono prima capire di cosa si tratta, e nel caso disinnescare il pericolo.
Ma come si riconosce una criticità aziendale? Quali segnali occorre interpretare?
Abbiamo a disposizione diversi metodi ed indicatori.
- Alcuni sono di natura quantitativa, basati sull’elaborazione di bilanci pregressi, che sempre offrono la possibilità di costruire modelli predittivi, capaci cioè di farci intuire e prefigurare evoluzioni future.
- Altri sono di carattere qualitativo, basati sull’esame di comportamenti ricorrenti e continuativi.
La capacità di combinare entrambi i criteri consente (a uno specialista) di ricavare con buona approssimazione un giudizio circa la probabilità che una criticità aziendale sia alle porte.
Ulteriori analisi consentono poi di ipotizzare lo stato di gravità della crisi. Esploderà? Quando? Cosa si potrà fare per disinnescarla, o – nella peggiore ipotesi – per evitare o minimizzare i danni?
Diciamo subito che la tempestività è il criterio più importante: se davvero una bomba a orologeria è nascosta da qualche parte nei bilanci aziendali, è evidente che prima si scopre dov’è annidata più tempo si avrà per stanarla e renderla inoffensiva.
Ma vediamo nel dettaglio alcuni strumenti a disposizione di un specialista nel riconosce per tempo segnali di una possibile crisi.
Indici quantitativi.
Il più diffuso indicatore che un’azienda è in salute o in situazione a rischio è dato dal rating e/o scoring. I modelli sono ormai molto evoluti e incorporano algoritmi molto sofisticati. La capacità di elaborazione dei computer arriva a interpretare una mole di dati impressionante (big data), e consente di comparare gli indicatori dell’azienda nel tempo, confrontandoli con quelli di altre aziende appartenenti allo stesso settore di mercato, ad altri settori ed anche altri mercati nazionali.
Gli indici di bilancio sono un altro punto di riferimento importante.
La tecnica di analisi di bilancio offre innumerevoli indici e combinazioni per comprendere l’equilibrio economico, patrimoniale e finanziario di un’azienda.
Le criticità si possono facilmente evincere guardando i “fondamentali” aziendali ed in particolare la combinazione tra:
- Ricavi,
- Attivo (è critico l’Attivo che è in aumento rispetto a trend calanti dei ricavi),
- Mol, ossia il margine operativo lordo e
- Pfn (“posizione finanziaria netta” ossia il peso dei debiti rispetto al Mol e al Patrimonio netto)
Già questi riferimenti sono un eccellente sistema per clusterizzare un’azienda come “sana”, “in equilibrio”, “instabile” o “a rischio”.
Un macro-indicatore in grado di offrirci una rappresentazione della situazione finanziaria a breve dell’azienda è l’Acid ratio (o quick ratio o “prova acida”): ci indica la stato di liquidità di un’azienda, e quindi la sua capacità di soddisfare gli impegni a brevissimo termine. Si ottiene dividendo le attività correnti (crediti vs clienti e cassa) con le passività correnti (debiti fornitori e banche a breve). Il rapporto non dovrebbe mai scendere al di sotto dell’unità (ma va tenuto conto che questo indicatore varia a secondo del settore merceologico).
C’è poi il Current ratio, vale a dire un indice che permette di comprendere la capacità di onorare gli impegni su un periodo medio. In questo caso alle poste dell’Acid Ratio si considerano anche il magazzino.
I risultati:
maggiore di 2 è una situazione ottimale
compreso tra 1,5 e 1,7 è una situazione soddisfacente
minore di 1,25 è situazione da controllare periodicamente
minore di 1 è tecnicamente situazione di crisi.
La combinazione di questi indicatori ci dà una prima sommaria indicazione dello stato di salute aziendale.
Ma i primi dati possono anche dire poco, vanno combinati fra loro nel tempo (analisi orizzontale) e confrontati con quelli di aziende appartenenti ad altri settori (analisi verticale).
Esistono poi “Indici Accademici” che interessa riprendere qui se non altro per ricordare come la tecnologia dei Big-data permette di elaborare complessi modelli.
Senza entrare nel merito (molto tecnico) della materia, basti qui citare ulteriori strumenti predittivi di una criticità aziendale.
È un po’ obsoleto, perché utilizzato soprattutto su modelli di micro-economia americana, ma lo Z-score è un altro utile indice di analisi che si basa sull’analisi statistica discriminante:
Z = + 1,981*X1 + 9,841*X2 + 1,951*X3 + 3,206*X4 + 4,037*X5
Dove ciascuna X rappresenta un particolare indice di bilancio.
La legge di Benford
B(c) = log10 (1 + 1/c )
Descrive la probabilità che un numero presente in una raccolta di dati reali (per esempio popolazione dei comuni, quotazione delle azioni, bilanci, ecc.) cominci con una data cifra, ad esempio “1”, che secondo questa variabile casuale discreta dovrebbe essere nel 30,1% dei casi la prima cifra. Se tale naturale distribuzione non c’è, significa che vi sono probabilità che la serie di dati non sia naturale (quindi manualmente modificata).
L’indice M-score di Beneish
M = -k + a*DSRI + b*GMI + c*AQI + d*SGI + e*DEPI – f*SGAI + g*TATA – h*LVGI
L’indice di Beneish, noto anche come M-score, è una formula di regressione statistica che consente di stimare il grado di manipolazione di bilanci oggetto di analisi.
I comportamenti volti a “sistemare” un bilancio aziendale non vanno ritenuti, in sé, come indice di crisi in atto. Ma certo fanno presumere la volontà di nascondere una criticità (si pensi alle trimestrali che le aziende quotate sono obbligate a depositare, e a come talvolta si cerchi di “aggiustare” certe voci di bilancio).
Non sarà da sorprendersi se tali indicatori tra qualche anno diventano di uso semplice come i rating, proprio per l’accesso a sistemi di elaborazione sempre più facili e veloci.
Fin qui gli indici quantitativi. Che siano accademici, di bilancio o rating sono usati da banche, fornitori, terzi per indirizzare le proprie decisioni sui fidi bancari e commerciali da concedere a una certa azienda.
Le decisioni di questi soggetti si possono ripercuotere fortemente sulle possibilità dell’azienda di attuare scelte strategiche e commerciali, determinando effetti immediati o di medio periodo, fino ad eventi paradossali come quello di favorire l’acuirsi di una crisi, come insegna il classico fenomeno della profezia che si auto-rivela: se io banca leggo un rating negativo, allora mi comporto in modo tale che ti giudico a rischio e – anche in modo inconsapevole – produco ulteriori problemi che si innescano a catena, fino a confermare la mia profezia infausta.La crisi temuta viene nei fatti accelerata, e favorita proprio da chi avrebbe tutto il vantaggio di evitarla.
In modo del tutto speculare, se vedo un rating positivo sarò propenso a finanziarti, permettendo sviluppo e prosperità.
Quindi il comportamento di terzi basato su indici quantitativi determina degli effetti e dei comportamenti sull’azienda che sono segnali qualitativi quali:
- aumento della tensione negoziale con i fornitori.
- difficoltà di relazione con le banche fino alla richiesta di rientro dei fidi.
Sul fronte qualitativo, invece, si possono leggere segnali tipici di una crisi in avvicinamento quando si colgano i seguenti segnali:
- tensioni e conflitto organizzativo
- confusione organizzativa dove i ruoli diventano sempre meno chiari
- proliferare eccessiva di idee e soluzioni anche contraddittorie per risolvere piccoli e grandi problemi
- ritardo nei pagamenti dei fornitori
- fuoriuscita delle persone migliori
- ricerca di finanziatori ed investitori
- aumento dell’inefficienza (anche le cose più semplici diventano difficili da fare)
- morale a terra
In queste situazioni le voci di corridoio si sprecano e il proliferare di notizie nefaste e soprattutto false sono all’ordine del giorno.
È sempre difficile, per chi vive quotidianamente all’interno di un’azienda, cogliere e soprattutto decifrare correttamente questi (e parecchi altri) indicatori quali altrettanti segnali di una possibile criticità.
Per capire se c’è davvero una bomba nascosta da qualche parte, servono artificieri preparati, specializzati, esperti.
Jimmy Clarini – Fondatore di Entriage