- 29 Settembre 2020
- Postato da: lauracascone
- Categoria: Testimonianze

In questo nuovo articolo dal blog abbiamo il piacere di condividere una storia , tratta dal libro “Il potere della crisi” di Marco Greggio, un libro che racconta il mondo della crisi aziendale e che si sofferma soprattutto sugli aspetti emotivi e personali della materia. Quello che interessa all’autore è testimoniare e ricordare che il più delle volte da una crisi che può arrivare per tutti, nessuno escluso, si può rinascere più forti di prima.
Noi di Entriage, come specialisti in turnaround management e in crisi d’impresa, siamo lieti di poter divulgare alcune pagine del suo libro, per diffondere la testimonianza che con le giuste soluzioni si possono prevenire delle crisi aziendali e rendere meno complicati anche per esempio i passaggi generazionali.
La storia che segue è molto comune: Benedetta figlia di un imprenditore del Nord est, alla morte del padre eredita l’azienda di famiglia in uno stato già di crisi avanzata, ma il suo lavoro non è quello del padre, lei è una grafica pubblicitaria e ama quello che fa.
Ma improvvisamente, per assolvere il proprio senso del dovere, si ritrova tra le mani una bomba ad orologeria.
Buona lettura.
“Per la mia vita desideravo qualcos’altro”. Inizia così il racconto di Benedetta, imprenditrice nel campo dei rifiuti che ha ereditato l’azienda di famiglia dopo la morte del padre.
“Sono cresciuta negli anni Ottanta, figlia di un imprenditore del Nord-est, all’epoca in grandissima crescita, dei rifiuti. Una vita ricca di privilegi e opportunità. Ma ho compreso molto dopo, sulla mia pelle, che tutto era costruito sulle sabbie mobili. Facevo la grafica pubblicitaria, il mio lavoro mi piaceva molto. È sempre stato il mio sogno.
Ma poi, dopo la morte di mio padre, ho messo da parte il dolore, grandissimo, per il mio lutto perché non c’era tempo di piangere. Così non per merito né competenze, ma per puro senso del dovere, sono dovuta diventare amministratore unico dell’azienda di famiglia.” Benedetta ha preso in mano quel che restava di una azienda trentennale e ha compreso rapidamente, anche sulla base della sua esperienza, che era troppo tardi. La crisi era già in uno stato avanzato, l’azienda si stava decomponendo: “Servivano soluzioni, rapide, che salvassero i 40 dipendenti che avevano creduto in noi, che consentissero una continuità delle attività seppur cedendole ad altri, che trovassero un senso a tutto questo scempio”.
L’ho conosciuta nel momento in cui stava ristrutturando l’azienda, che siamo infine riusciti a cedere a un altro operatore del settore nell’ambito di un accordo di ristrutturazione dei debiti (ossia un accordo che la società debitrice stipula con i propri creditori, che viene omologato dal tribunale e che spesso prevede pagamenti a saldo e a stralcio dei debiti). Le è costato molto, soprattutto dal punto di vista affettivo. Non è stato facile: quando le cose vanno male attorno alla carcassa volteggiano gli avvoltoi.
“Oggi le cose sono al loro epilogo. I dipendenti sono salvi, le attività continuano, in mano ad altri ma continuano. Ho guardato me stessa e la mia esperienza da lontano. Sono serena. E orgogliosa”
Mi racconta dei suoi ultimi anni, nel pieno della crisi aziendale. “Ho vissuto gli ultimi tre anni aggrappandomi alla donna che ero, con le unghie e con i denti. Finché mi sono guardata allo specchio e non mi sono più riconosciuta, non c’erano più né unghie né denti con cui aggrapparsi. O morivo, moralmente, oppure rinascevo. Mi sono ripetuta, come un mantra: da una negatività, un opportunità e a testa bassa ho affrontato un giorno dopo l’altro. Ho pianto, ho riso, ho urlato, ho sperato, ho vissuto, a volte correndo e a volte trascinandomi; sono caduta, mi sono rialzata”.
Dopo la crisi, mi spiega, “Chi vive un’esperienza come la nostra è un sopravvissuto. Si cambia radicalmente dentro, si dà un ordine di priorità alle cose diverso. Perché finché sei sul trono ti cercano tutti; ma quando cadi, sei solo. E questa è la cosa che maggiormente mi ha ferito. La delusione nei rapporti umani, la mancanza di sensibilità ed empatia che, erroneamente, mi aspettavo da chi mi stava vicino”.
La rinascita, è un termine che più volte ricorre nella sua testimonianza. “Sono rinata. Dai per scontato quello che hai e vivi finché un giorno ti svegli e non è più così. Ho ereditato una situazione che non era figlia delle mie scelte. Ora non perdo tempo con le cose che non posso cambiare. Non ne vale la pena. Ora, finalmente, posso tornare a perseguire il mio desiderio di sempre: creare, essere un’artista, tornare a fare la grafica. Il mio vero desiderio”.
Lo scopo, la nostra meta, in termini psicoanalitici potrebbe essere assimilato al desiderio. E in fondo la crisi è un test per valutare ciò che veramente desideriamo.
Marco Greggio, Il Potere della crisi, Linea Edizioni, Padova, 2020
I passaggi generazionali sono spesso gli eventi più complicati per le aziende, nel caso di Benedetta, il suo desiderio era di fare un altro lavoro e realizzarsi in un modo diverso rispetto a quello del padre. Ma per senso del dovere e alla morte del genitore ha dovuto prendere ugualmente in mano le redini dell’azienda per salvarla dal fallimento.
Dal canto suo il papà di Benedetta avrebbe potuto adottare degli strumenti ad hoc per scongiurare una crisi, probabilmente la sua morte è stata improvvisa e non si aspettava di lasciare dei problemi ai suoi eredi e in questo caso all’unica figlia. Non sappiamo come il padre di Benedetta abbia gestito l’azienda di famiglia ma oggi più che in passato ci sono molti strumenti utili agli imprenditori per prevenire una crisi d’impresa e tenere sotto controllo l’andamento dell’azienda.
La legge lo dice chiaramente e non non smetteremo mai di ribadirlo “L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale” (D.Lgs. n. 14/2019)
Questo testo di legge è a tutti gli effetti un avvertimento per l’imprenditore: bisogna dotarsi di strumenti per tenere sotto controllo lo stato economico patrimoniale e finanziario dell’azienda.
Come farlo concretamente?
Noi di Entriage abbiamo sviluppato delle soluzioni ad hoc per aiutare le imprese a tenere tutto sotto controllo!
Uno dei nostri strumenti Formula Controllo Totale è un report che ogni mese informa l’imprenditore dello stato economico, patrimoniale e finanziario aziendale confrontato con lo stesso periodo dell’anno precedente.
In questo report è possibile avere un andamento del budget e anche gli indicatori di allerta previsti dalla legge.
Sula base di questo controllo, gli esperti di turnaround attivano specifici progetti e soluzioni per prevenire un rischio crisi o risolvere una situazione già critica.
La prevenzione avrebbe aiutato Benedetta a risollevare l’azienda del padre e a non costringerla a ristrutturala e a venderla come invece è successo.
È possibile prevenire una crisi e noi possiamo aiutarti a farlo.
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