- 25 Marzo 2019
- Postato da: Web
- Categoria: News

In parole semplici, dove sta il potere dell’imprenditore?
Chi ha iniziato a informarsi sulle implicazioni della legge che istituisce procedure di allerta pre-crisi (D.Lgs. 14/2019 – l. 155/17), avrà capito che c’è una vera rivoluzione in atto, con pesanti conseguenze sulla gestione della propria azienda.
Non mi dilungo sugli indicatori che determinano un rischio di segnalazione, o sugli adempimenti organizzativi che tutte le aziende devono eseguire, o sui pericoli che un’azienda può correre se non presta attenzione alla nuova disciplina.
C’è un proliferare di articoli, di spiegazioni e di presentazioni che dagli “addetti ai lavori” si stanno diffondendo sulla stampa e i mezzi più popolari.
Si mescolano opinioni e verità e, se non fossi del settore, anch’io farei fatica, come imprenditore, a capire su cosa concentrarmi. Ho cercato in articoli precedenti a tradurre in un linguaggio comprensibile l’impatto della nuova normativa su tutte le aziende italiane.
Se dovessi dare un solo consiglio da dove iniziare, direi senz’ombra di dubbio: dal cash flow.
È il cash flow, bellezza! I soldi veri! Parafrasando la famosa battuta di Humphrey Bogart riguardo al “quarto potere” del giornalismo, il cash flow rappresenta proprio quel “potere” che l’imprenditore può detenere e rivendicare verso tutto il sistema, non solo per evitare un rischio di segnalazione, ma per avere continuità aziendale e segno tangibile che la propria impresa sta andando bene.
Per avere il “potere” bisogna però prima conoscerlo.
VOLUME IS VANITY, PROFIT IS SANITY BUT CASH IS REALITY
Se sapete rispondere a domande tipo: “Quanto cash flow ha generato l’azienda negli ultimi 3 anni?” o “Quanto cash flow pensate di fare nel 2019” o “Quanto cash flow operativo deriva dal margine?”, allora: chapeau! Avete il potere nelle vostre mani.
Se invece vi chiedete “Come mai ci sono sempre utili ma non riesco a pagare dividendi ai soci?” oppure “Come mai anche se i ricavi crescono fatico a pagare i fornitori?” o “Come faccio ad avere costantemente cassa a sufficienza?”, tranquilli: siete in buona compagnia, con tanti imprenditori e direttori amministrativi.
Il cash flow è una dimensione aziendale che infatti non esce in automatico dai gestionali e tantomeno dai bilanci.
Da sempre la cultura aziendalistica italiana si è focalizzata con morbosa attenzione sui ricavi. Molte aziende hanno fatto poi un salto di qualità ponendo più attenzione ai margini (tradotto significa: meglio vendere ai clienti che danno margine), ma il vero uovo di colombo è vendere a clienti che danno margine e pagano quanto prima, oltre, naturalmente, a guardare alle altre dimensioni che producono cassa.
È la cassa che conta. Il Cash Flow.
Attenzione: il tema non è solo finanziario ma è strettamente legato all’arena competitiva in cui vi trovate, al modello di business aziendale, all’organizzazione interna, alla strategia commerciale e produttiva che avete adottato.
COS’È IL CASH FLOW?
In una rappresentazione semplificata, diciamo che il cash flow è l’acqua che esce dal rubinetto del conto economico (utile netto + ammortamento). Questa liquidità passa attraverso la prima spugna del circolante operativo: magazzino, crediti clienti e debiti fornitori. Questa spugna trattiene denaro (la spugna si ingrossa) o ne rilascia a seconda di quanto veloce incasso, pago o faccio girare il magazzino.
Dopo aver passato la prima spugna, interviene a trattenere liquidi un’altra spugna (altri crediti, debiti e fondi) e l’acqua che rimane sarà utilizzata per investimenti in macchinari, immobili o ricerca e sviluppo. Le gocce che restano andranno alle banche per restituire mutui e finanziamenti e/o ai soci come dividendi. Se l’azienda non produce abbastanza cassa, si prende il “doccino” bancario (o finanziatori) per aggiungere altra acqua.
È una rappresentazione didascalica ma nella realtà questa acqua fluisce continuamente giorno dopo giorno dal rubinetto alle spugne, con accelerazioni pianificate (strategie commerciali) o tattiche (gestione del credito clienti) o con “innaffiamenti” dalla banca (anticipo fatture o finanziamenti chirografari) e in qualsiasi momento si può determinare quanto cash flow si genera o si assorbe.
E I VERI NUMERI DEL CASH FLOW DOVE SI TROVANO?
Come scrivevo, il cash flow non è un numero che si trova allo stato “puro” nei gestionali o nel bilancio. Bisogna calcolarlo e monitorarlo. Si ricava sempre dal conto economico e dallo stato patrimoniale. Se i vostri gestionali aziendali non lo calcolano, potete chiedere al vostro commercialista oppure a società esterne (naturalmente Entriage può fornire lo strumento adatto).
Dovreste ricevere uno schema come quello riportato in fig.1, nel quale si possono vedere i 3 livelli di cash flow: operativo, investimento e finanziamento, e la variazione netta della cassa come somma di questi 3 livelli. In questo esempio, per comprendere la dinamica di medio periodo vediamo un arco temporale di almeno 5 anni, ma lo stesso si può fare anche su base mensile. Nel caso specifico, è evidente che l’azienda assorbe – o meglio brucia – cassa. Eppure quest’azienda ha sempre bilanci storici in utile!
E CON LA LEGGE 155/17 – Dlg 14/2019 TUTTO QUESTO COSA C’ENTRA?
Un imprenditore che voglia evitare ogni problema delle eventuali segnalazioni previste della legge, deve conoscere molto bene proprio la variabile del cash flow: deve entrarci in confidenza, e saperlo proiettare nei mesi e negli anni a venire. Si tratta, ad esempio, di fare delle precise ipotesi di ricavi, margini, investimenti, tempi di incasso dei crediti e tempi di utilizzo delle materie prime.
Questo esercizio non è solo un tema contabile, ma rappresenta proprio la capacità di tradurre in numeri la visione e la strategia che ogni imprenditore ha del proprio business. Detto diversamente: la confidenza con la variabile del cash flow è un tratto squisitamente strategico. Non è e non può essere confinata a una capacità specialistica finanziaria. È proprio per questo che in Entriage abbiamo competenze aziendalistiche e manageriali estese, che ci permettono di capire subito, in modo chiaro e approfondito, la situazione dell’azienda a cui forniamo una consulenza. Non siamo finanziari (anche se nel nostro team non mancano ovviamente competenze evolute anche in quest’area), ma abbiamo solida esperienza in un ventaglio di aree nevralgiche relative al business. Sono competenze utili a prevenire un rischio crisi, e ad attuare eventuali azioni correttive o piani di Turnaround per riportare in carreggiata l’azienda. Se necessario, possiamo intervenire per attivare drastici cambi di rotta. Nel migliore dei casi, il nostro contributo rassicura l’imprenditore che la sua produzione di cassa gli farà dormire sonni tranquilli, e dopo aver re-investito il giusto in azienda, potrà godersi la distribuzione dei dividendi.
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Jimmy Clarini – Fondatore di Entriage