Rating e bilancio aziendale: quando arriva una crisi?

Una delle questioni che allarmano l’imprenditore è il rating negativo che può arrivare dalla banca, da una società di finanziamento o di credito e che indica se un’azienda è meritevole o meno di ottenere del credito, cioè se è in salute o in difficoltà.

Per capire meglio come funzionano questi ragionamenti, i meccanismi e le modalità di analisi dei bilanci per la definizione del rating parliamo con Alessandro Fischetti, Amministratore di Leanus, un sistema che permette di avere bilanci riclassificati di tutte le aziende italiane per ottenere non solo indicatori benchmark o sulla concorrenza ma soprattutto per far parlare i bilanci.

Quali sono i segnali che indicano che l’azienda potrebbe andare in default?

Innanzitutto, serve fare una distinzione tra score e rating: per score si intende una valutazione sintetica rappresentata da lettere e numeri che dipende da un algoritmo, il rating invece include anche un giudizio da parte di un esperto. Si tratta quindi di due approcci complementari ma laddove interviene un professionista (o un funzionario di banca) le valutazioni sullo score sono più profonde e non si fermano perciò ai numeri e alla loro sintesi. Certamente è importante partire da qualche indicazione di sintesi, un po’ come avviene per le analisi del sangue che però poi vanno interpretate da un medico che intercetta quei segnali che vanno approfonditi.

Esiste una falsa credenza per cui un’azienda rischia di entrare in crisi quando ha delle perdite

Il Codice Civile ci dice che un’impresa deve costantemente mantenere il proprio equilibrio economico, patrimoniale e finanziario, quindi un bravo analista deve sempre guardare a questi tre aspetti. Perciò il fatto che un’azienda abbia generato una perdita non può da sola indicare che andrà in default. Bisogna considerare le cause della perdita, se dipende da una cattiva gestione operativa o da un fattore momentaneo, ma poi questo deve essere controbilanciato da alcuni aspetti che fanno riferimento al livello di patrimonializzazione o al piano industriale che l’azienda sta percorrendo per riportare l’organizzazione anche in equilibrio economico. Un dato da solo non riesce mai a spiegare l’effettivo contesto aziendale, quindi ci vogliono il trend storico e le prospettive.

La perdita è sempre brutta da far vedere in bilancio: come gestirla per non essere penalizzati?

Il timore dell’imprenditore è che presentando in banca un bilancio negativo ci sia subito l’allerta e il blocco dei fidi. Innanzitutto, è necessario che l’imprenditore, prima ancora di comunicare i dati all’esterno, si concentri su una profonda autoanalisi per capire le vere ragioni per cui si è generata la perdita. Inoltre, oggi, con gli strumenti di analisi a disposizione e a differenza del passato, non è così semplice far passare inosservate alcune operazioni. Per esempio, un magazzino contabile più elevato di quello reale viene notato subito da un bravo analista guardando i tempi di rotazione.

Oppure quando c’è un disallineamento tra il risultato economico e il cash flow operativo che dovrebbero avere una certa corrispondenza. Laddove c’è una grossa differenza tra questi due dati è molto probabile che ci sia un maquillage contabile.

Cosa deve fare un imprenditore di fronte a un giudizio negativo o a un’allerta che arriva dall’esterno?

L’imprenditore può trovarsi in forte difficoltà perché i criteri di elaborazione dello score e del rating non vengono resi noti e, nel caso di banche piccole, spesso nemmeno gli operatori ne sono a conoscenza. Quindi risulta difficile capire le motivazioni che hanno generato un rating negativo ed è complicato riuscire ad usare questa informazione per apportare dei miglioramenti. Soprattutto quando in realtà l’azienda è sana e con numeri in ordine ma riceve comunque una votazione negativa proprio perché si tratta di sistemi validi ma non infallibili. In ogni caso va ricordato che si tratta di una sintesi che non tiene conto di tutte le diverse variabili e caratteristiche dell’azienda. In generale, comunque, un’azienda solida e sana riceverà difficilmente una valutazione non in linea con il suo stato.

Teniamo presente che lo score viene calcolato con lo specchietto retrovisore, cioè andando a vedere quello che era l’azienda in un determinato periodo e generalmente non viene calcolato sulle situazioni contabili intermedie; ci si ferma all’ultimo bilancio, di solito al 31/12, guardandoli a giugno dell’anno dopo. È già tardi! sono passati mesi se non un anno o un anno e mezzo. Quindi chi fa riferimento solo allo score deve stare attento perché il rischio di errore di valutazione è elevato e bisogna quindi intraprendere un dialogo trasparente e una comunicazione con gli interlocutori per spiegare bene sia il passato ma anche il futuro dell’azienda.

Tornando all’analisi, qual è quella variabile che fa capire senza ombra di dubbio che l’azienda ha difficoltà?

Un’azienda fornisce chiaramente un segnale di difficoltà quando non produce flussi di cassa o anzi li “brucia” e per sopperire a questo aumenta l’indebitamento bancario o i soci sono costretti a versare dei finanziamenti in azienda. La causa è sostanzialmente da ricercarsi sul disequilibrio economico ossia un insufficiente produzione di margini che poi naturalmente determina un disequilibrio patrimoniale e finanziario. E questo si può risolvere con delle operazioni di ristrutturazione.

Non c’è quindi un elemento infallibile che mette nelle condizioni di anticipare una crisi, ma è sempre possibile intercettare i segnali che richiedono un approfondimento, e grazie a questo possono emergere molte cose.

4 Consigli per prevenire la crisi aziendali attraverso i numeri e le analisi

  1. Conoscere la propria azienda attraverso i numeri: l’imprenditore è come un pilota seduto ai comandi che deve tenere sotto controllo tanti elementi e alla fine deve riuscire a sintetizzare in un cruscotto quelli rilevanti. Questi ultimi devono poi consentire di prendere contromisure immediate quando serve. I numeri sono il linguaggio con cui l’azienda comunica all’esterno, ad esempio con il sistema bancario, con i clienti e con i fornitori. Avere i numeri in ordine è quindi fondamentale.
  2. Monitorare costantemente l’andamento del profilo economico, patrimoniale e finanziario: l’azienda non si valuta con le vendite e con i ricavi ma guardando all’equilibrio economico, patrimoniale e finanziario. Gli analisti professionisti dicono sempre che la vera analisi aziendale scatta una fotografia ottenuta guardando lo stato patrimoniale in due momenti successivi, quello economico che fa vedere le variazioni di utile e il rendiconto finanziario che mostra il perché sono intervenute delle operazioni di cassa.
  3. Se non si dispone di risorse interne, affidarsi a professionisti qualificati che fanno davvero la differenza rispetto a dei segnali che possono così essere anticipati e gestiti in un tempo utile.
  4. Anticipare i problemi e affrontarli; non nasconderli sotto il tappeto: aspettare che qualcosa succeda nella speranza che possa risolversi magari grazie a una particolare commessa di lavoro è un atteggiamento molto rischioso perché ritardare un intervento significa rendere più difficile ogni azione di sistemazione.

Per capire come gestire e interpretare un rating negativo contatta il team di professionisti di Entriage.

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