- 5 Novembre 2016
- Postato da: Web
- Categoria: Tecnica & Consulenza

Relazione di debiti e crediti tra cliente e i professionisti della gestione di una crisi
Abbiamo visto nella 1° parte che la crisi o una situazione di passaggio – individuale, organizzativa, aziendale o politica che sia – può essere un’opportunità in cui il soggetto attraversa 3 fasi: uscita, margine e rientro.
Da parte del cliente, individuo o imprenditore per la propria azienda, come accettare di delegare la temporanea conduzione delle cose e dunque la definizione anche parziale della rappresentazione dello scenario futuro in un periodo di crisi?
Si tratta di accettare la Crisi, convivere con la Crisi e attuare una cessione seppur parziale e temporanea della gestione delle cose. Inizia un complesso quanto affascinante lavoro di cessione dei poteri e di deleghe ma inizia anche un progetto comune, non il lavoro di un singolo che aiuta e gestisce ma una situazione interattiva e collaborativa.
Questo progetto collaborativo possiamo immaginarlo come un percorso dove si contrattano quelli che io chiamo di Debiti e Crediti relazionali. Chi ci chiede aiuto accetta il debito di non essere capace da sé a gestire la situazione del momento e ci dà una sorta di credito a saperlo fare. Allo stesso tempo è importante mantenere attiva una “linea di credito” a chi ci chiede aiuto sottolineando per esempio le capacità e le risorse presenti e quelle testimoniate dal passato.
Proseguendo in questa direzione chi accetta di gestire temporaneamente la crisi altrui (un periodo di confusione psicologica come un Turnaround aziendale) accetta anche il “debito”, l’onere della responsabilità, quello che si chiama spesso il “peso” della fiducia accordata.
Si inaugura una complessa contrattazione, spesso inconscia, relativa alla distribuzione il più possibile equa di Debiti e Crediti nelle relazioni, contrattazione che definisce per la maggior parte le importantissime emozioni in gioco nel periodo di lavoro comune.
In tal senso in una situazione in cui un team di professionisti assume “l’onere” di assistere e coordinare un consiglio di amministrazione o l’imprenditore di un’azienda per un Turnaround – ristrutturazione aziendale – vi sono alcune variabili psicologiche e relazionali che si possono evidenziare.
- Compensi e Restituzioni. La fiducia che l’imprenditore dà ai professionisti è una forma di capitale che non ha rapporti psicologici diretti con il denaro così come la fiducia che questi chiedono è una forma di capitale che non ha legami diretti con il denaro.
Il compenso materiale come il Denaro (compenso dei professionisti o i guadagni dell’Imprenditore) è una restituzione fondamentale che però non influisce direttamente sulle tensioni-contrattazioni interpersonali che sono invece connaturate e interne ad una sorta di Virtuosa Cassa della Fiducia.
- Il successo del progetto non ha dunque rapporti psicologici diretti con il Denaro e dunque non sarà solo il compenso o il guadagno (o il risparmio eventuale) a definire il successo o meno di una collaborazione ma l’adeguata gestione del percorso progettuale e della specifica gestione di crediti e debiti psicologici nella relazione. Sarà quest’ultima tipologia di gestione che peserà sulle emozioni in gioco e sulla qualità dei rapporti in oggetto, tanto da divenire una variabile importantissima per l’esito stesso del progetto lavorativo.
- La Virtuosa Cassa della Fiducia. In una situazione come quella che stiamo analizzando sono in gioco la competenza e il carico di responsabilità degli esperti e dei professionisti del Turnaround che ci “mettono la faccia” ovvero la loro esperienza passata e l’immagine del futuro scenario, le loro competenze messe alla prova e la loro immagine futura pubblica come privata ovvero qualcosa che va ben oltre il compenso pattuito.
La consapevolezza reciproca di questi aspetti permette una maggiore attenzione alle tensioni relazionali e psicologiche in gioco durante il lavoro di Turnaround e di gestione della crisi. Allo stesso modo, specularmente, la delega e la fiducia dell’Imprenditore che “affida le sue speranze” dunque il suo passato e il suo futuro, costituiscono qualcosa che va ben oltre l’accordo sul compenso e il suo pagamento.
Dunque non l’evidenza di una incapacità –l’imprenditore non è capace a gestire– bensì (e questo è fondamentale) la capacità di delegare e di partecipare ad un progetto comune, un percorso che per andare da A a C consta di una fase B inconosciuta e foriera di preoccupazione e angoscia –l’imprenditore ha la fondamentale capacità di dare delega e di fidarsi.
Tale capacià, fondamentale in un progetto comune, andrebbe anzi esplicitata e sottolineata andando così a rafforzare l’alleanza tra incaricato e delegante e le sensazioni di adeguatezza del committente e non quelle di inadeguatezza. Non è insomma solo il compenso che ci viene dato o che si dà che definisce la qualità del rapporto e delle forze in atto.
Questa specie di cassa della fiducia è insomma simile a quella del voto politico (per chi fosse interessato ho già scritto di ciò, con Andrea Seganti, sul volume Psicopatologia e Politica, ed. Mimesi, Milano 2012), dove votante e votato, fiduciante e fiduciario immettono entrambi del proprio ovvero fiducia e affidabilità in un progetto comune (di uno scenario futuro) che funziona laddove si riconoscano a tutti i partecipanti i giusti crediti e i giusti debiti., oneri e onori, costi e vantaggi.
- Onestà del professionista del Turnaround. Anche chi ottiene la fiducia ha dunque non solo oneri ma l’onore di partecipare ad un progetto, il merito di esporsi ad un incarico e di prendere una responsabilità, accettare una delega e non rifiutarla perché magari onerosa o eccessiva. Tale onere dunque non ha rapporti diretti con il denaro ma con la capacità dell’altro di concederla e partecipare ad un progetto inevitabilmente “comune”. Il professsionista ha insomma il “credito” di gravarsi la delega e non solo l’obbligo (“debito”) di assolvere al compito (obbligo quantificato apparentemente soo dal compenso.
- Onestà dell’imprenditore. Così l’Imprenditore ha il “credito” di riconoscere il suo limite e prendersi la responsabilità, l’onere di delegare ovvero di contrarre volontariamente un “debito” esistenziale più che economico nell’affidarsi ad altri.
Imprenditore e Professionisti della gestione di una crisi aziendale sono dunque in una relazione interdipendente e bidirezionale che il solo compenso in denaro non può definire; sono dunque impegnati nel delineare uno scenario futuro a cavallo di una situazione di crisi che porterà ad una nuova definizione di tutti gli interpreti.
Dr. Pier Christian Verde, PhD Psychologist
Psicoanalista della International Psychoanalitical Association
Presidente della Fondazione Pensiero e Linguaggio
Consulenza, Ricerca e Clinica in Psicoterapia
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